L’aria di montagna, chiara come il vino,
e il profumo dei pini
li trasporta la brezza del tramonto
al suono delle campane.
E nel sonno lieve di alberi e pietre,
prigioniera del suo sogno,
la città sorge solitaria
e, nel suo cuore, un muro.
Rit.:
Gerusalemme d’oro
e di bronzo, e di luce,
vedi, per tutte le tue canzoni
io sono un violino.
Siamo tornati alle cisterne d’acqua,
al mercato e alla piazza.
Lo Shofar1risuona sul Monte del Tempio,
nella città vecchia.
E nelle caverne della roccia
splendono mille soli.
Scenderemo di nuovo al Mar Morto
per la strada di Gerico.
Rit.
Eppure oggi, venendo a cantare per te
e ad offrirti corone,
io sono meno del più piccolo dei tuoi figli
e dell’ultimo dei tuoi poeti,
perché il tuo nome mi brucerebbe le labbra
come il bacio di un serafino
se mi dimenticassi di te, Gerusalemme
che sei tutta d’oro.
Rit.
1. Corno di montone suonato come richiamo per le funzioni religiose ebraiche.