C'è un ricordo che porta il tuo nome,
ogni tanto mi viene a bussare.
Non ti scrivo per farmi del male,
sarebbe autoreferenziale.
C'è un silenzio, c'è scritto il tuo nome
come un altro da collezionare.
Sei la frase cha appunto ogni giorno
su un foglio mentale.
Lo sai,
pensarci troppo non fa bene.
Come quei turisti tristi
incontrati mille volte
giro a vuoto e senza voglia e direzione quando chiama la tua voce.
Telefonami,
tanto non lo facciamo più.
Di quanti argomenti che non sono noi due
potremmo parlare per ore
o anche per sempre.
Telefonami.
Imparato che siamo diversi,
assodato che siamo complessi.
L'attitudine troppo prudente
o troppo sentimentale.
Raddoppiando riuscite e difetti,
agitandoci per mescolare,
la somma a volte non torna,
ma almeno è spettacolare.
Tu,
dall'altra parte del mondo,
forse ormai ci credi poco
alle promesse maledette,
ma non riesci a non fidarti, a non cascarci quando senti la mia voce.
Telefonami,
tanto non lo facciamo più.
Di quanti argomenti che non sono noi due
potremmo parlare per ore
o anche per sempre.
Telefonami
anche se non si usa più.
Domandare se è tardi quando ripartirai,
se a Parigi c'è ancora quel thai
che costa niente,
che costa niente.
Come le canzoni tristi
le ho ascoltate mille volte
non riesco questa sera a fare meno di sentire la tua voce.
Telefonami,
tanto non lo facciamo più.
Di quanti argomenti che non sono noi due
potremmo parlare per ore
o anche per sempre.
Telefonami.
Telefonami.
Di quanti argomenti che non sono noi due
potremmo parlare per ore.