Suona più piano
il cieco del sottopassaggio,
sa che tra poco
io gli sarò davanti.
La monetina cadrà
e lui si toglierà il cappello
e il suo violino
di nuovo suonerà.
Suona ad orecchio
e ad orecchio io gli vado bene,
per quell’istinto strano
che unisce due persone.
Io quando posso
gli ricordo il mondo che lui vuole,
lui quando suona
mi fa sentire uomo.
Vorrei parlarti,
cieco del sottopassaggio,
vorrei fermarmi e chiederti perdono
per questi passi
che tu non puoi vedere,
ma se parlassi
io non sarei più buono.
Vorrei portarti
in cima al grattacielo
e poi gridarti
“ecco la tua città”,
tu capiresti e mi dispiacerebbe.
La monetina cade, domani tornerò.