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‟Mettete dei fiori nei vostri cannoni”
Era scritto in un cartello sulla schiena di ragazzi
che, senza conoscersi, di città diverse,
socialmente differenti, in giro per le strade della loro città,
cantavano la loro proposta.
Ora pare che ci sarà un’inchiesta.
‹Tu, come ti chiami? Sei molto giovane...
Qual è la tua proposta?›
«Me ciami Brambila e fu l’uperari,
laùri la ghisa per pochi denari2
e non ho in tasca mai
la lira per potere fare un ballo con lei.
Mi piace il lavoro, ma non sono contento.
Non è per i soldi che io mi lamento,
ma, questa gioventù,
c’avrei giurato che m’avrebbe dato di più.»
Mettete dei fiori nei vostri cannoni,
perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate,
ma note musicali
che formino gl’accordi per una ballata di pace, di pace, di pace.
‹Anche tu sei molto giovane, quanti anni hai?
E di cosa non sei soddisfatto?›
«Ho quasi vent’anni e vendo giornali,
girando i quartieri tra povera gente
che vive come me, che sogna come me.
Io sono un pittore che non vende quadri,
dipingo soltanto l’amore che vedo.
E alla società non chiedo che la mia libertà.»
Mettete dei fiori nei vostri cannoni,
perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate,
ma note musicali
che formino gl’accordi per una ballata di pace, di pace, di pace.
‹E tu, chi sei?
Non mi pare che abbia di che lamentarti…›
«La mia famiglia è di gente bene.3
Con mamma non parlo, col vecchio nemmeno;
lui mette le mie camicie,
e poi mi critica se vesto così.
Guadagno la vita lontano da casa,
perché ho rinunciato ad un posto tranquillo.
Ora mi dite che
ho degl’impegni che gl’altri han preso per me.»
Mettete dei fiori nei vostri cannoni,
perché loro non vogliono nel cielo molecole malate,
ma note musicali
che formino gl’accordi per una ballata di pace, di pace.
Mettiamo dei fiori nei nostri cannoni,
perché non vogliamo mai nel cielo molecole malate,
ma note musicali
che formino gl’accordi per una ballata di pace, di pace, di pace.
1. Questa canzone è del 1967, con un chiaro messaggio hippie pacifista.
Questa famosa foto si accorda perfettamente al significato dell canzone, ed è dello stesso anno (la canzone fu pubblicata prima che la foto fosse stata scattata).2. In dialetto milanese: ‟Mi chiamo Brambilla e faccio l’operaio, lavoro la ghisa per pochi soldi.”
Brambilla /bramˈbilla/ è il cognome più diffuso a Milano (be’, lo era, prima che il cinese Hu prendesse il sopravvento).
Nel dialetto milanese, che aborrisce le consonanti doppie, è pronunciato /bramˈbila/.3. Il personaggio ha (una delle varianti della) R moscia, che tecnicamente è rotacismo. Questo genere di erre moscia ([r] viene sostituito con [ʋ]) è un tratto distintivo degli aristocratici; o perlomeno dello stereotipo dell’aristocratico italiano, che una volta era solito parlare in modo artificioso, un po’ alla francese, quando il francese era la lingua principale della cultura.
gente bene = gente importante, gente nobile.