Piccolo violino suona sotto la galleria.
Mentre Milano corre, lui pensa alla Romania.
Magre e piccole manine argento
corrono agili e veloci come il vento
sulla tastiera scolorita, tutta consumata.
Piccolo violino suona, con gli occhi lui imparò
dal nonno che si divertiva tra una fuga ed un rondò.
Piccolo violino è già un concertista,
ma nei teatri non c'è posto
per chi non ha diplomi o altre stupide ragioni
e vorrei dirgli da vicino:
«Continua, piccolo violino,
ché quando suoni, arriva primavera
e il mondo lentamente si colora,
palazzi, vicoli e lampioni
che diventano cartoni
come in Mary Poppins».
Piccolo violino suona che sembra una farfalla.
Due borse e una custodia: ecco la sua famiglia.
Piccolo violino è un orfano del mondo
tra il sogno e la realtà oscillando.
Com'è difficile tirare avanti tutti i giorni
e se qualcuno dalla strada si avvicina,
con qualche spicciolo si china.
Lui sorride, ruota i pugni in aria
come fosse una vittoria.
Innocenza di bambino
saluta: «Piccolo violino,
dammi la mano, ché ti porto via.
Ti canto questa nota che era mia
e andiamo per la vita insieme
perché un figlio è un figlio anche
se non ti appartiene.»