Ho camminato scalzo su un campo di mine,
ho corso su di una lama sottile,
spesso in compagnia di chi non ha alternative,
poveri di idee, però vestiti con stile.
Gli occhi al cielo con un velo di mistero,
pugni al muro scuro di un vicolo cieco.
Mi guardavo riflesso nelle vetrine,
mi dicevo: «I conti si fanno alla fine».
Chissà quale divinità si prende gioco di me,
si diverte a mettermi alla prova.
Senza chiave l'enigma ti appare irrisolvibile.
Poi vieni come preso da
un brivido di felicità,
non vedi più le nuvole
sopra di te, sopra di te.
Sali al volo in macchina
e ti fai tutta la città.
Ora hai voltato pagina
dentro di te, dentro di te, dentro di te.
Alla luce dei lampioni di un parcheggio
ho osato scommettere contro me stesso.
Sul punto di perdere mi sono detto:
«Meglio accontentarsi del pareggio».
Una sera stavo lì con l'aria seria,
sulla testa c'era una nuvola nera.
Nella vista vuota di una discoteca
ho ballato sulla musica di una bufera.
Pareva che piovesse.
Certe promesse assomigliavano più a un SOS.
Il mio sistema che non so bene se crasha o cresce,
di cambiarlo non ho il minimo interesse,
intanto mi riavvio.
Guardo le cose non per come sono,
le guardo per come sono io.
In alto i calici e brindiamo alla salute
delle brutte cose a cui ho detto addio.
Poi vieni come preso da
un brivido di felicità,
non vedi più le nuvole
sopra di te, sopra di te.
Sali al volo in macchina
e ti fai tutta la città.
Ora hai voltato pagina
dentro di te, dentro di te, dentro di te.
Dentro di te, dentro di te, dentro di te.
Metti alle spalle le cose
di cui non hai più necessità.
Metti alle spalle le cose
di cui non hai più necessità,
il silenzio, le parole
e le vittorie a metà.
Poi vieni come preso da
un brivido di felicità,
non vedi più le nuvole
dentro di te.