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Padre nostro che sei nei Cieli [Greek translation]
Padre nostro che sei nei Cieli [Greek translation]
turnover time:2024-11-15 17:00:34
Padre nostro che sei nei Cieli [Greek translation]

Padre nostro che sei nei Cieli,

io non sono mai stato

ridicolo in tutta la vita.

Ho sempre avuto

negli occhi un velo d’ironia.

Padre nostro che sei nei Cieli:

ecco un tuo figlio che,

in terra, è padre…

È a terra,

non si difende più…

Se tu lo interroghi,

egli è pronto a risponderti.

È loquace. Come quelli

che hanno appena avuto

una disgrazia e

sono abituati alle disgrazie.

Anzi, ha bisogno, lui, di parlare:

tanto che ti parla

anche se tu non lo interroghi.

Quanta inutile buona educazione!

Non sono mai stato maleducato

una volta nella mia vita.

Avevo il tratto staccato

dalle cose, e sapevo tacere.

Per difendermi,

dopo l’ironia, avevo il silenzio.

Padre nostro che sei nei Cieli:

sono diventato padre,

e il grigio degli alberi

sfioriti, e ormai senza frutti,

il grigio delle eclissi, per mano tua

mi ha sempre difeso.

Mi ha difeso dallo scandalo,

dal dare in pasto

agli altri il mio potere perduto.

Infatti, Dio, io non ho mai dato

l’ombra di uno scandalo.

Ero protetto dal mio possedere

e dall’esperienza

del possedere,

che mi rendeva, appunto,

ironico, silenzioso e infine

inattaccabile come mio padre.

Ora tu mi hai lasciato.

Ah, ah, lo so ben io cosa ho sognato

quel maledetto pomeriggio!

Ho sognato Te.

Ecco perché è cambiata

la mia vita.

E allora, poiché Ti ho,

che me ne faccio

della paura del ridicolo?

I miei occhi sono divenuti

due buffi e nudi

lampioni del mio deserto

e della mia miseria.

Padre nostro che sei nei Cieli!

Che me ne faccio

della mia buona educazione?

Chiacchiererò con Te

come una vecchia, o un povero

operaio che viene d

alla campagna, reso quasi nudo

dalla coscienza dei quattro

soldi che guadagna

e che dà subito alla moglie –

restando, lui, squattrinato,

come un ragazzo,

malgrado le sue tempie grigie

e i calzoni larghi e grigi

delle persone anziane…

Chiacchiererò con la mancanza di pudore

della gente inferiore,

che Ti è tanto cara.

Sei contento?

Ti confido il mio dolore;

e sto qui a aspettare

la tua risposta

come un miserabile e

buon gatto aspetta

gli avanzi, sotto il tavolo:

Ti guardo, Ti guardo fisso,

come un bambino

imbambolato e senza dignità.

La buona reputazione, ah, ah!

Padre nostro che sei nei Cieli,

cosa me ne faccio della

buona reputazione, e del destino

– che sembrava tutt’uno

col mio corpo e il mio tratto –

di non fare per nessuna ragione

al mondo parlare di me?

Che me ne faccio di questa persona

cosi ben difesa

contro gli imprevisti?

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