Quando tanto dolore non lascia dormire
e nel sangue non scorre altro che rabbia,
dentro le ossa si sente fremere l’odio ridestato
e nel midollo ribolle incessante la vendetta,
ecco che le parole non servono: sono parole.
Pallottole, pallottole.
Manifesti, articoli, critiche, discorsi,
fumate disperse, caligini stampate,
che dolori di carta dovrà spazzare il vento,
che tristezze d’inchiostro l’acqua dissolverà!
Pallottole, pallottole.
Ora m’affligge ciò che di povero, meschino, triste,
sventurato e morto alberga in una gola,
quando dal baratro del suo idioma vorrebbe
gridare quel che non può, quel ch’è impossibile, e tace.
Pallottole, pallottole.
Sento stanotte che le parole sono ferite a morte.