Versi del latte nella tazza: la contempli
e rilevi con soddisfazione (misurata)
che è piena di latte.
Tra poco io ti accoltellerò (brutalmente).
Tu guarderai il tuo sangue
e penserai: “Quanto sangue,
sto per morire”.
Ti piace la musica, tutta la musica,
tranne quella dove la chitarra
suona quell’accordo reazionario
che ti è sempre stato antipatico.
Anzi no, non è semplice
antipatia, ma disgusto.
“Questa robaccia no, non mi somiglia,
decisamente no, non mi somiglia. Oh no!
Senti come suona male? È così volgare!
Nooo, adesso anche le coriste!
Questo è troppo, non resisto...”
Stupida, guarda bene, apri gli occhi,
il sangue che scivola sul tuo viso
sta disegnando rami carichi di frutti.
Dentro al tuo latte
c’è un raro insetto andino
che nuota con movimenti lievi...
In giardino le mosche danzano
la loro danza.
Niente da fare,
a quanto pare proprio non riesci
a concentrarti e provare a capire
quello che sto cercando di spiegarti.
Certo, lo so che con un coltello piantato in gola non è facile,
ma sono sicura che non ci riusciresti comunque.
“Cazzo, io non sono come questa gente qui,
mi fanno veramente schifo,
non resterò un solo altro minuto
in questo posto di merda... Ma non lo vedi?
Qui nessuno ha una faccia intelligente,
sono tutti trogloditi, italioti,
andiamo via amore, mi sento soffocare...”
Ti piaceva la musica, tutta la musica,
tranne quella dove la chitarra
suona quell’accordo reazionario
che ti è sempre stato antipatico.
Anzi no, non era semplice
antipatia, ma disgusto.
“Senti come suona male? È così volgare!
Nooo, adesso anche le coriste!
Questo è troppo, non resisto.
Questo è troppo, non resisto.
Questo è troppo non resisto,
non resisto...”