Hanno ragione, sono un coglione,
mi han detto: "È vecchio tutto quello che lei fa.
Parli di sesso, prostituzione,
di questo han voglia se non l'ha capito già."
E che gli dico? "Guardi, non posso:
io quando ho amato, ho amato dentro gli occhi suoi.
Magari anche fra le sue gambe,
ma ho sempre pianto per la sua felicità."
Luci a San Siro di quella sera.
Che c'è di strano? Siamo stati tutti là.
Ricordi il gioco dentro la nebbia?
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là.
Ma stai barando, tu stai gridando;
così non vale, è troppo facile così,
trovarti, amarti, giocare il tempo
sull'erba morta con il freddo che fa qui.
Ma il tempo emigra, mi han messo in mezzo,
non son capace più di dire un solo no.
Ti vedo e a volte ti vorrei dire:
"Ma questa gente intorno a noi che cosa fa?"
Fa la mia vita, fa la tua vita;
tanto doveva prima o poi finire lì.
Ridevi e forse avevi un fiore.
Non ti ho capita, non mi hai capito mai.
"Scrivi, Vecchioni, scrivi canzoni,
ché più ne scrivi, più sei bravo e fai dané.
Tanto che importa, a chi le ascolta,
se lei c'è stata o non c'è stata? E lei chi è?
Fatti pagare, fatti valere:
più lecchi il culo e più ti dicono di sì.
E se hai la lingua sporca, che importa?
Chiudi la bocca, nessuno lo saprà."
Milano mia, portami via,
fa tanto freddo, ho schifo e non ne posso più.
Facciamo un cambio: prenditi pure
quel po' di soldi, quel po' di celebrità,
ma dammi indietro la mia Seicento,
i miei vent'anni e una ragazza che tu sai.
Milano scusa, stavo scherzando:
luci a San Siro non ne accenderanno più.