Gironzolando ai piedi dei grigi alveari
Alzo gli occhi
Verso un cielo che col suo blu
Disabitato mi inchioda a terra
Più assente di me stesso
Nella vita che conduco
Ogni giorno è come gli altri
E vespa fra vespe
Ho offerto le mie ali
Ai comodi di regine imbecilli
La notte e le sue luci glaciali
Hanno trasformato l'alveare malato
In un bel palazzo di cristallo
Poi all'alba
Il sole svela le piaghe oscene
Di queste megalopoli tentacolari
Il cui veleno e la cui puzza
Asfissiano e violentano le anime
Che custodiscono nel loro seno