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Les poètes de sept ans [Italian translation]
Les poètes de sept ans [Italian translation]
turnover time:2024-11-06 04:31:26
Les poètes de sept ans [Italian translation]

A M. P. Demeny

E la Madre, chiudendo il libro del dovere,

Se ne andava soddisfatta e fiera, senza vedere,

Negli occhi azzurri e sotto la fronte piena di protuberanze,

L'anima del suo bambino in preda alle ripugnanze.

Tutto il giorno sudava obbedienza; molto

Intelligente; tuttavia neri tic, e alcuni tratti

Rivelavano in lui un'aspra ipocrisia.

Nell'ombra di corridoi dai parati ammuffiti,

Tirava fuori la lingua, coi pugni all'inguine,

e negli occhi chiusi vedeva punti.

Una porta si apriva nella sera: alla lampada

Lo si vedeva, lassù, rantolare sulle scale

Sotto un golfo di luce che pendeva dal tetto.

Soprattutto d'estate, vinto, sciocco,

Si rinchiudeva nella frescura delle latrine:

Lì pensava, tranquillo, dilatando le narici.

Quando, ripulito dagli odori del giorno, il giardinetto

Dietro la casa, d'inverno, s'illunava,

Sistemandosi ai piedi di un muro, sepolto nella marna,

E schiacciandosi l'occhio per avere visioni,

Ascoltava brulicare le spalliere scabbiose.

Pietà! Suoi compagni erano solo quei bambini

Che, gracili, la fronte nuda, l'occhio spento sulla guance,

Nascondendo le magre dita gialle e nere di fango,

Sotto abiti vecchi e puzzolenti di diarrea,

Conversavano con la dolcezza degli idioti!

E se, avendolo sorpreso in immonde compassioni,

Sua madre si spaventava, le tenerezze profonde

Del bambino si gettavano su questo stupore.

Era bello. Lei aveva lo sguardo blu, - che mente!

A sette anni componeva romanzi sulla vita

Del grande deserto, dove brilla l'estatica Libertà,

Foreste, soli, rive, savane! - Si aiutava

Con i giornali illustrati dove, rosso, guardava

Ridere Spagnole e Italiane.

Quando veniva, l'occhio bruno, folle, vestita all'indiana,

- Otto anni - La figlia degli operai vicini,

Piccola brutale, e in un angolo

Gli saltava sulla schiena, scuotendo le trecce,

Lui, da sotto, le mordeva le natiche,

Perché non portava mai le mutandine;

E, malconcio per i pugni e i calci,

Si portava i sapori della sua pelle in camera.

Temeva le squallide domeniche di dicembre

In cui, impomatato, su un tavolino di mogano,

Leggeva una Bibbia dal taglio verde-cavolo;

Ogni notte nell'alcova i sogni lo opprimevano.

Non amava Dio; ma gli uomini che, la sera fulva,

Neri, in blusa, vedeva rientrare nei sobborghi,

Dove i banditori, con tre rulli di tamburo,

Fanno ridere e rumoreggiare le folle attorno agli editti.

- Sognava praterie amorose, dove onde

Luminose, sani profumi, pubescenze d'oro,

Fanno una calma movenza e spiccano il volo!

E come gustava soprattutto le cose oscure,

Quando, nella stanza nuda con le persiane chiuse,

Alta e azzurra, acremente intrisa di umidità,

Leggeva il suo romanzo sempre rimeditato,

Pieno di grevi cieli d'ocra e foreste sommerse,

Fiori di carne dispiegati nei boschi siderali,

Vertigine, crolli, disfatte e pietà!

- Mentre il rumore del quartiere cresceva,

Là in fondo, - e lui, solo, steso su pezzi di tela grezza,

Percepiva violentemente le vele!

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