Le vedi andare passin passin,
sembrano tanti cagnolin:
le bigotte, le bigotte.
la confusione che han dentro è tanta
che confondono l’amore e l’acquasanta:
le bigotte, le bigotte.
Se fossi il diavolo per carità,
io credo mi farei castrare.
Se fossi Dio, sentendole pregare
la fede perderei, chissà
per le bigotte.
Camminan sempre
senza guardare,
di contraltare in contraltare:
le bigotte, le bigotte.
E ci ci ci e cià cià cià,
le orecchie iniziano a fischiar,
son le bigotte, le bigotte.
Vestite in nero come il curato
che è troppo buono con le creature,
guardano in basso,
come se il Signore dormisse
sulle loro calzature di bigotte.
Sabato sera dove vai,
nelle balere gli operai,
non le bigotte.
le bigotte non escon
mai per la città,
per via della verginità,
le bigotte, le bigotte
Escono solo durante il vespro,
per lor le Messe
non son mai troppe.
Fiere di avere
così ben conservato,
il diamante che hanno
nelle chiappe di bigotte.
Ma un giorno muoion,
pianin pianin,
fuocherellìn nel polmoncìn,
le bigotte, le bigotte.
Si cimiterano passìn passìn,
nell’alba fredda di un bel mattin,
le bigotte, le bigotte.
E su nel cielo che non esiste,
gli angeli inventano per lor le feste,
e con un paio d’alucce rotte
le fan volare via, via, via, via, via
perché l’han rotte le bigotte.