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Lamento d'Arianna [Latin translation]
Lamento d'Arianna [Latin translation]
turnover time:2024-12-24 07:52:36
Lamento d'Arianna [Latin translation]

Lasciatemi morire.

E chi volete voi

che mi conforte

in così dura sorte,

in così gran martire?

Lasciatemi morire.

O Teseo, o Teseo mio,

si che mio ti vo’ dir

che mio pur sei,

benchè t’involi, ahi crudo,

a gl’occhi miei.

Volgiti Teseo mio,

volgiti Teseo, o Dio,

volgiti indietro a rimirar colei

che lasciato ha per te la Patria e’l regno,

e in queste arene ancora,

cibo di fere dispietate e crude

lascierà l’ossa ignude.

O Teseo, o Teseo mio,

se tu sapessi, o Dio,

se tu sapessi, oimè,

come s’affanna

la povera Arianna;

Forse, forse pentito

rivolgeresti ancor la prora al lito.

Ma con l’aure serene

tu te ne vai felice, ed io qui piango.

A te prepara Atene

liete pompe superbe, ed io rimango,

cibo di fere in solitarie arene.

Te l’uno e l’altro tuo vecchio parente

stringeran lieti, ed io più non vedrovvi,

o Madre, o Padre mio.

Dove, dov’ è la fede

che tanto mi giuravi?

Così nell’ alta fede

tu mi ripon degl’ Avi?

Son queste le corone

onde m’adorn’ il crine?

Questi gli scettri sono,

queste le gemme e gl’ori?

Lasciarmi in abbandono

a fera che mi strazi e mi divori?

Ah Teseo, ah Teseo mio,

lascierai tu morire

invan piangendo, invan gridando aita

la misera Arianna

ch’a te fidossi e ti diè gloria e vita?

Ahi, che non pur rispondi,

ahi, che più d’aspe è sordo a miei lamenti!

O nembi, o turbi, o venti

sommergetelo voi dentr’ a quell’ onde!

Correte orche e balene,

e delle membra immonde

empiete le voragini profonde!

Che parlo, ahi, che vaneggio?

Misera, oimè, che chieggio?

O Teseo, o Teseo mio,

non son, non son quell’ io,

non son quell’ io che i feri detti sciolse;

parlò l’affanno mio,

parlò il dolore,

parlò la lingua si ma non già il core.

Misera, ancor dò loco

a la tradita speme,

e non si spegne

fra tanto scherno ancor d’amor il foco.

Spegni tu morte omai le fiamme indegne.

O Madre, o Padre,

o de l’antico Regno superbi alberghi,

ov’ ebbi d’or la cuna.

O servi, o fidi amici –

ahi fato indegno! –

mirate ove m’ha scort’ empia fortuna,

mirate di che duol m’ha fatto herede

l’amor mio, la mia fede

e l’altrui inganno.

Così va chi tropp’ ama

e troppo crede.

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Ottavio Rinuccini
  • country:Italy
  • Languages:Italian
  • Genre:Opera
Ottavio Rinuccini
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