La mia città è un piccolo paese
che ha dato i natali a grandi artisti:
Grazia Deledda, Bustianu Satta e Ciusa,
poeti, scultori avanguardisti.
La mia città, tutti le voglion bene,
sedotta e abbandonata ai suoi ricordi,
le lunghe passeggiate all' Ortobene
col Redentore guardiano di quei monti.
Fermare in un momento quello che è già deciso,
sentirsi ''Canne al vento'' o ''la madre dell' ucciso''.
Il treno è già passato e io non son salito,
nella mia prateria c'è un puledro imbizzarrito.
Il treno si è fermato alla stazione accanto,
le redini che ho in mano sono di un cavallo bianco.
La mia città è il giorno del giudizio
e scruta dall' alto la sua preda;
i giovani sono su un precipizio,
inghiottiti dai silenzi della sera.
La mia città, ma che triste destino!
La chiamavano “l' Atene Sarda”.
Non riesce a salvaguardare un pino,
fa fatica a tener la testa alta.
Fermare in un momento quello che è già deciso,
sentirsi ''Canne al vento'' o ''la madre dell' ucciso''.
Il treno è già passato e io non son salito,
nella mia prateria c'è un puledro imbizzarrito.
Il treno si è fermato alla stazione accanto,
le redini che ho in mano sono di un cavallo bianco.
La mia città ha una zona industriale,
investito ha risorse a Prato Sardo;
credeva nella rinascita sociale,
femmina sterile che vuole un altro parto.
La mia città è piena di fioriere,
di rotonde e tanti dissuasori,
di strade con buche, ma va bene,
un regalo degli amministratori.
Fermare in un momento quello che è già deciso,
sentirsi ''Canne al vento'' o ''la madre dell' ucciso''.
Il treno è già passato e io non son salito,
nella mia prateria c'è un puledro imbizzarrito.
Il treno si è fermato alla stazione accanto,
le redini che ho in mano sono di un cavallo bianco.
Cara città, questi sono i miei vanti,
altro non ti posso regalare.
Trascurata con tutti i tuoi abitanti,
non disperarti, così doveva andare.
Volevo regalarti un' altra rima,
ma la mia penna di scriver si rifiuta.
Chissà, se me ne fossi accorto prima,
questa canzone sarebbe un' incompiuta.