Stanno lì, tranquilli, senza scomporsi,
mentre a noi, presi dal panico e morti di paura
tremano gambe e mani davanti al pubblico.
Con aria cupa, spìano nell’ombra,
armati di una stilo, quello che diciamo e facciamo,
ogni minimo difetto della nostra corazza.
Che sian mandati da destra o da sinistra
a scrivere un articolo, non hanno - credo-
mai intinto la penna in un’acquasantiera.
E che possiamo fare noi, poveri vasi di argilla
vulnerabili e soli, quando siamo a pezzi?
Metterci in tasca i sogni e chiudere la bocca?
La critica, la critica! Hai voglia a dire che in fondo
te ne freghi…La critica, la critica
ti distrugge il morale e ti schianta.
Colpito da nècrosi a leggere queste prose
che, salvo eccezioni, somigliano -oh, sorpresa!-
a delle imprese di demolizione,
c’è chi entra nel pànico, e va, nevrastenico,
dallo psicologo; altri si liberano,
muovono cielo e terra, essendo, grazie a Dio,
di tempra ostinata, pronti a combattere.
E per essere migliori, cercano un altro stile,
cambiando profilo, trapiantando capelli…
Ma cambia poco, rimane una guerra
di carta di giornale, fatta di parole che arrivano
giusto al centro del bersaglio, lì dove fanno male.
La critica, la critica! Hai voglia a dire che in fondo
te ne freghi…La critica, la critica
ti distrugge il morale e ti schianta.
Usciti dal calvario degli anni di galera,
dal crepare di fame, dai sordidi galà,
dalle serate flop, quando finalmente si vede
il proprio nome piazzato in cima ai manifesti,
si scalda il cuore. Poi viene la prima:
bisogna farcela, e controllare la paura.
A fine serata il dado è tratto;
nella hall c'è già un silenzio
inquietante e denso: miele o vetriolo?
Sia una consacrazione o sia un massacro,
ciò che aspetta l’artista zuppo di sudore
- detto dietro alle quinte - è comunque un supplizio.
La critica, la critica! Hai voglia a dire che in fondo
te ne freghi…La critica, la critica
ti distrugge il morale e ti schianta.
Ma di’ a te stesso che, dato che ti sei preso il rischio,
che hai scelto il tuo ruolo, devi mettere in conto
che il suo è quello – anche quando ha torto-
di informare, anche se spesso deforma
quello che pensi; ciascuno, a modo suo,
fa quel che sa fare, ciascuno ha il suo mestiere.
Gli articoli passano, lasciando posto ad altri,
nei quotidiani. Così va la vita:
nessuno se ne preoccupa, nessuno se ne ricorda.
Quando l'artista sul palcoscenico gioca e si affatica
niente è importante: addio alla critica,
salve al pubblico, viva il talento!
La critica, la critica, che ti porta alle stelle
o in tre parole ti ammazza, la critica… La critica
ci dà la sua opinione, unica ma non sempre inattaccabile.
In fin dei conti, solo il pubblico ha ragione.