Camminando piano piano
nell'impronta del destino
è come muoversi in un sogno,
lentamente, non volente.
Mi chiese:
«Che ne hai fatto tu del mondo?»,
risposi:
«Oh, maestro, io l'ho spento».
Non credevo più
al mio vivere in questo tempo
e nel desiderare incessante
l'avere senza confondo
e non più sostenevo il suo sguardo
bugiardo, bugiardo, bugiardo.
La carezza che mi manca,
la certezza del tuo amore
mi è caduta all'improvviso,
ero nuda solo lì con la mia carne.
La mia anima
cruda lì sul pavimento,
calpestata
dalla sporcizia e i tumulti del mondo.
Ora io esco dal gioco
e mi avvi su una strada sincera
perché l'amore
forse è un'eco che io più non sento, non sento,
rimando, rimando, rimando, rimando, rimando.
Maledetti senza amore,
noi facendoci del male.
Perché mi baci ora sulla fronte?
Sento che è un formale «arrivederci».
Poi mi lasci
scivolar via dalla corrente,
in preda
all'assassino tempo che la mia preghiera più non sente.
Solo al mondo il re nudo,
il più nudo che ci sia.
Io scontenta e infelice,
un'estranea davanti allo specchio
che di me non ha più nemmeno un riflesso bugiardo.
La carezza che mi manca,
la certezza del tuo amore.
La carezza che mi manca,
la certezza del tuo amore mi manca.
La carezza che mi manca,
la tua carezza che mi manca,
la tua carezza che mi manca.