Scacciata da una collezione di carillon pregiati
Per una gamba più corta dell'altra
Noi creativi la chiamammo "La ballerina Marta"
Raggiunse questo paese tecnocratico
Come una profuga notturna
Attraversando sentieri che costeggiavano
Asili per l'infanzia
Ed i bambini adolescenti furono i primi
Ad accorgersi del suo passaggio
La chiamarono "Malinconia"
Perché lei era la fantasia
Ed i bambini adolescenti furono i primi
Ad avvertire il senso della dolcezza
Come un deposito di velluto dimenticato
In fondo al torace
Di lei si innamorò un marionettista di nome Mario
Che le chiese subito la mano
E in un momento di intrepido coraggio
Anche qualcos'altro
Ma lei fece di no col capo
Perché sapeva che il suo sogno di libertà illibato
Una volta oltraggiato, sarebbe rimasto
Per sempre infranto
Ma Mario non capiva che la nudità femminile
Presa con impudenza
Non è altro che un documentario in bianco e nero
Sull'indecenza
Esplose in un rigagnolo di pianto
E Marta fu così costretta a svelarsi
E più si spogliava e più scompariva
Come una nuvola di talco
Lasciando per terra soltanto
Un copione per comici e nell'aria
Un grande profumo come di una radura
Misteriosa
Noi artisti la chiamammo "Amore"
Perché fummo certi di vivere per niente
E diluimmo così migliaia di colori
Nell'acquaragia
E per chi non fosse ancora convinto
Del nostro indubbio pessimismo
Noi vi facciamo presente che di questo malcontento
Se ne parla ancora adesso