Io non appartengo più alle cose del mio tempo
Non mi riconosco più, lì, nascosto dietro un canto
Non mi basta nemmeno il cuore per giustificare, capire, sentire, immaginare
Non mi basta la forza degli occhi per voltarmi e non guardare
Io non appartengo più, viaggio come un clandestino
In una nave senza rotta, già segnata dal destino
Io non appartengo più ai borghesi, agli inciuciai, alle banche, ai cazzinculo e mi scuso
Ma c'ho pure il dubbio che sia persino Dio un refuso
Sono sveglio dentro a un sonno di totale indifferenza
Che persino tra le gambe mi si è persa la pazienza
Io non appartengo al tempo del delirio digitale
Del pensiero orizzontale, di democrazia totale
Appartengo a un altro tempo, scritto sopra le mie dita
Con i segni di chitarra che mi rigano la vita
Io l'ho vista la bellezza e ce l'ho stampata in cuore
Imbranata giovinezza a ogni nuovo, antico amore
Io non appartengo più, mi fa ridere, lo ammetto
Ma vi giuro non lo faccio per malinconia o dispetto
Non lo dico per stanchezza, al calar del sipario su spettatori immaginari
Sono gli uomini la stizza, sono i loro stupidari
Così corrono ad oriente e non c'è stella cometa
E moltiplicano il niente per chiamarlo ancora vita
Come chi ha dimenticato, come chi non ha provato
Come chi si è sorpassato, non si è visto e ha continuato
Io non appartengo a un tempo che non mi ha insegnato niente
Tranne che puoi esser uomo ma non diventare gente
Io volevo ed eran voli di uno sparso, antico sogno
Per non rimanere soli, accecati nell'abbaglio
Io non appartengo e lascio lo spiraglio alla mia porta
Solo, quando vieni, fallo con l'amore di una volta