Il vento che correva su Genova,
soffiava nella mia fisarmonica:
nasceva piano la mia musica,
e dentro al cuore, solitudine.
Com'ero io? Com'ero io?
Così diverso per l'abitudine
di raccontare tutto alle nuvole.
Sopra un cortile senza alberi,
il mio concerto se ne andava via;
da casa mia, volava via.
Giorni di favola e poi
la luce terminò e come fu non so.
Dio mi ritrovò qui.
Un vento freddo volta le pagine
di questa storia senza miracoli.
Ricordo ancora i giorni inutili,
gli errori fatti, perdonati mai.
Ma c'era lei, la musica!
Giorni più amari che mai:
nessun amico che credesse ancora in me.
Ma adesso, sono qui
e credo in me, in quello che ho,
con una cosa in più:
l'amore.
D'accordo, è poco
in questo mondo che non crede più.
In questo mondo che non crede più.