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Il Natale [English translation]
Il Natale [English translation]
turnover time:2024-11-05 18:51:42
Il Natale [English translation]

Qual masso che dal vertice

di lunga erta montana,

abbandonato all'impeto

di rumorosa frana,

per lo scheggiato calle

precipitando a valle,

batté sul fondo e sta;

là dove cadde, immobile

giace in sua lenta mole;

né, per mutar di secoli,

fia che riveda il sole

della sua cima antica,

se una virtude amica

in alto nol trarrà:

tal si giaceva il misero

figliol del fallo primo,

dal dì che un'ineffabile

ira promessa all'imo

d'ogni malor gravollo,

donde il superbo collo

più non potea levar.

Qual mai tra i nati all'odio,

quale era mai persona

che al Santo inaccessibile

potesse dir: perdona?

far novo patto eterno?

al vincitore inferno

la preda sua strappar?

Ecco ci è nato un Pargolo,

ci fu largito un Figlio:

le avverse forze tremano

al mover del suo ciglio:

all' uom la mano Ei porge,

che sì ravviva, e sorge

oltre l'antico onor.

Dalle magioni eteree

sgorga una fonte, e scende,

e nel borron de' triboli

vivida si distende:

stillano mele i tronchi

dove copriano i bronchi,

ivi germoglia il fior.

O Figlio, o Tu cui genera

l'Eterno, eterno seco;

qual ti può dir de' secoli:

Tu cominciasti meco?

Tu sei: del vasto empiro

non ti comprende il giro:

la tua parola il fe'.

E Tu degnasti assumere

questa creata argilla?

qual merto suo, qual grazia

a tanto onor sortilla

se in suo consiglio ascoso

vince il perdon, pietoso

immensamente Egli è.

Oggi Egli è nato: ad Efrata,

vaticinato ostello,

ascese un'alma Vergine,

la gloria d'lsraello,

grave di tal portato

da cui promise è nato,

donde era atteso usci.

La mira Madre in poveri

panni il Figliol compose,

e nell'umil presepio

soavemente il pose;

e l'adorò: beata!

innazi al Dio prostrata,

che il puro sen le aprì.

L’Angel del cielo, agli uomini

nunzio di tanta sorte,

non de' potenti volgesi

alle vegliate porte;

ma tra i pastor devoti,

al duro mondo ignoti,

subito in luce appar.

E intorno a lui per l'ampia

notte calati a stuolo,

mille celesti strinsero

il fiammeggiante volo;

e accesi in dolce zelo,

come si canta in cielo

A Dio gloria cantar.

L’allegro inno seguirono,

tornando al firmamento:

tra le varcate nuvole

allontanossi, e lento

il suon sacrato ascese,

fin che più nulla intese

la compagnia fedel.

Senza indugiar, cercarono

l'albergo poveretto

que' fortunati, e videro,

siccome a lor fu detto

videro in panni avvolto,

in un presepe accolto,

vagire il Re del Ciel.

Dormi, o Fanciul; non piangere;

dormi, o Fanciul celeste:

sovra il tuo capo stridere

non osin le tempeste,

use sull'empia terra,

come cavalli in guerra,

correr davanti a Te.

Dormi, o Celeste: i popoli

chi nato sia non sanno;

ma il dì verrà che nobile

retaggio tuo saranno;

che in quell'umil riposo,

che nella polve ascoso,

conosceranno il Re.

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