Lui ronzava
Dalla cucina abitabile
Alle zone più scure
Dell'anticamera
Ti assaliva dopo le dieci
In un monologo serale
E il suo ronzio ti dava l'idea
Di un lamento solitario
Forse anche lui
Come te, Gustavo
Cantava l'amore e poi
La disillusione
Tu ascoltavi
Tu ascoltavi, Gustavo
E tutto il resto era una
Tangenziale
La gioia, la vita e poi l'amore
Li sentivi dal rombo dei motori in calore
Sì, perché questa umanità
Si dà un senso soltanto quando
Si strofina vogliosa
E quello strofinarsi, Gustavo
Era sicuramente
Quello strofinarsi, Gustavo
Era l'amore
Erano piccoli inni alla gioia
Inni alla gioia che passavano via in fuga
Lasciando dietro sé insegne illuminate
Che cantavano
Le gesta trionfali di ragù alla carne
Stregati
Insegne, insegne come lapidi
In una via
Che ricordavano la resistenza irriducibile
Di una
Pila elettrica
E quando arrivavano le nuvole della pioggia
La grande corsa potente della vita
Rallentava e
Diventava un passaggio scivoloso
Di corpi fradici dai vetri, dai vetri appannati
Nessun, nessun rumore, nessun rombo
Nessun fragore
Soltanto un sussurro al tuo orecchio
Come un suggerimento di un logaritmo
Sbagliato
Quando arrivavano
Le nuvole della pioggia
Quando arrivavano
Le nuvole della tristezza
E di là
Oltre i doppi vetri, Gustavo
C'era la tangenziale
Che te ne dava di informazioni
E informazioni
Sulla viabilità dell'amore
E a te non rimaneva che scegliere
O l'onore della solitudine, o forse
Tutto il resto
Tu, tu ronzavi
Ronzavi dalla tua stanza vuota
Alle zone più profonde degli oceani
Tu ronzavi a piena voce
E tu, e tu cantavi, Gustavo
Cantavi la dolcezza di esseri soli
Tu ronzavi
L'inno alla gioia