Ai gridi ed ai lamenti
di noi plebe tradita
la lega dei potenti
si scosse impaurita.
E prenci e magistrati
gridaron coi signori
che siam degli arrabbiati,
dei rudi malfattori.
Folli non siam, né tristi,
né bruti, né briganti.
Ma siam degli anarchisti,
pe' il bene militanti.
Al giusto, al ver mirando,
strugger cerchiam gli errori,
perciò ci han messo al bando
col dirci malfattori.
Deh, t'affretta a sorgere
o sol dell'avvenire.
Vivere vogliam liberi,
non vogliam più servir.
Noi del lavor siam figli
e col lavor concordi.
Sfuggir vogliam gli artigli
dei vil padroni ingordi.
Che il pane han trafugato
a noi lavoratori
e poscia han proclamato
che siam dei malfattori.
Natura, comun madre,
a niun nega i suoi frutti.
E caste, ingorde e ladre
ruban quel che è di tutti.
Che in comune si viva,
si goda e si lavori,
tal è l'aspettativa
ch'abbaim noi malfattori.
Deh, t'affretta a sorgere
o sol dell'avvenire.
Vivere vogliam liberi,
non vogliam più servir.
Amor ritiene uniti
gli affetti naturali
e non domanda riti,
nè lacci coniugali.
Noi dai profan mercati
distoglier vogliam gli amori.
E sindaci e curati
ci chiaman malfattori.
La Chiesa e lo Stato,
l'ingorda borghesia,
contendono al creato
di libertà la via.
Ma presto i dì verranno
che Papa, re e signori
coi birri lor cadranno
per man dei malfattori.
Allor vedremo sorgere
il sol dell'avvenir,
in pace potrem vivere,
in libertà gioir.
Deh, t'affretta a sorgere
o sol dell'avvenire.
Vivere vogliam liberi,
non vogliam più servir.