Cercai i canti
Mandai i canti
Allora il più profondo dei pozzi
Mi diede gocce tanto rancide
Dal pegno del Padre dei Caduti1
Io so tutto, Odino
Dove tu nascondesti l'occhio2
Chi canterà per me?
Chi mi getterà nel sonno eterno?
Quando percorrerò la via degl'Inferi
E seguirò i tuoi passi
Farà freddo, tanto freddo
Presto o sul finire dei giorni
Comunque lo sa il corvo se cadrò
Quando ti troverai alle porte dell'inferno
E dovrai strapparti alla vita
Io ti seguirò
Sul Gjallarbrú3col mio canto
Sarai sciolto dalle catene che ti legano
Sei sciolto dalle catene che ti legavano
Muore il bestiame
Muoiono gli amici
E così morirai anche tu
Ma non morirà mai la fama
Di chi se n'è costruita una buona
Muore il bestiame
Muoiono gli amici
E così morirai anche tu
Ma io conosco qualcosa
Che non morirà mai:
Il giudizio che i morti si lasciano alle spalle4
1. Uno degli epiteti di Odino, mentre il pegno di cui parla è l'occhio che Odino si cavò e lasciò nella fonte (o pozzo) dell'onniscenza di Mímir (vd. versi successivi), affinché quest'ultimo gli permettesse di potervisi abbeverare. Dunque le gocce di cui sopra sono le lacrime di Odino.2. Traduzione in norvegese di due versi tratti dalla strofa 28 della Vǫluspá ("La profezia della veggente"), primo e più famoso poema tratto dall'Edda poetica.3. Ponte che attraversa il fiume Gjöll, che separa il mondo dei vivi dal regno di Hel: gli inferi della mitologia norrena.4. Mentre la prima parte della canzone è in norvegese nynorsk, la parte in corsivo è in norreno: si tratta delle strofe 76 e 77 dell'Hávamál ("Il discorso di Hár"), seconda composizione dell'Edda Poetica.