Grazie ch’a pochi il ciel largo destina:
rara vertú, non già d’umana gente,
sotto biondi capei canuta mente,
e ’n humil donna alta beltà divina;
leggiadria singulare et pellegrina,
e ’l cantar che ne l’anima si sente,
l’andar celeste, e ’l vago spirto ardente,
ch’ogni dur rompe et ogni altezza inchina;
e que’ belli occhi che i cor’ fanno smalti,
possenti a rischiarar abisso et notti,
et tôrre l’alme a’ corpi, et darle altrui;
col dir pien d’intellecti dolci et alti,
co i sospiri soave-mente rotti:
da questi magi transformato fui.