Tua madre ce l'ha molto con me
perché sono sposato e in più canto,
però canto bene e non so se tua madre
sia altrettanto capace a vergognarsi di me.
La gazza che ti ho regalato
è morta, tua sorella ne ha pianto;
quel giorno non avevano fiori, peccato,
quel giorno vendevano gazze parlanti.
E speravo che avrebbe insegnato a tua madre
a dirmi "Ciao, come stai?",
insomma non proprio a cantare,
per quello ci sono già io, come sai.
I miei amici sono tutti educati con te,
però vestono in modo un po' strano;
mi consigli di mandarli da un sarto e mi chiedi
«Sono loro stasera i migliori che abbiamo?».
E adesso ridi e ti versi un cucchiaio di mimosa
nell'imbuto di un polsino slacciato.
I miei amici ti hanno dato la mano,
li accompagno, il loro viaggio porta un po' più lontano.
E tu aspetta un amore più fidato;
il tuo accendino, sai, io l'ho già regalato,
e lo stesso quei due peli d'elefante:
mi fermavano il sangue,
li ho dati a un passante.
Poi il resto viene sempre da sé,
i tuoi "Aiuto" saranno ancora salvati;
io mi dico è stato meglio lasciarci
che non esserci mai incontrati.