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Gente che non capisce lyrics
Gente che non capisce lyrics
turnover time:2024-09-17 15:32:28
Gente che non capisce lyrics

Sotto gli alberi della stazione si accendono i lumi.

Gella sa che a quest’ora sua madre ritorna dai prati

col grembiale rigonfio. In attesa del treno,

Gella guarda tra il verde e sorride al pensiero

di fermarsi anche lei, tra i fanali, a raccogliere l’erba.

Gella sa che sua madre da giovane è stata in città

una volta: lei tutte le sere col buio ne parte

e sul treno ricorda vetrine specchianti

e persone che passano e non guardano in faccia.

La città di sua madre è un cortile rinchiuso

tra muraglie, e la gente s’affaccia ai balconi.

Gella torna ogni sera con gli occhi distratti

di colori e di voglie, e spaziando dal treno,

pensa, al ritmo monotono, netti profili di vie

tra le luci, e colline percorse di viali e di vita

e gaiezza di giovani, schietti nel passo e nel riso padrone.

Gella è stufa di andare e venire, e tornare la sera

e non vivere né tra le case né in mezzo alle vigne.

La città la vorrebbe su quelle colline,

luminosa, segreta e non muoversi più.

Così, è troppo diversa. Alla sera ritrova

i fratelli, che tornano scalzi da qualche fatica,

e la madre abbronzata, e si parla di terre

e lei siede in silenzio. Ma ancora ricorda

che, bambina, tornava anche lei col suo fascio dell’erba: solamente, quelli erano giochi.

E la madre che suda a raccogliere l’erba,

perché da trent’anni l’ha raccolta ogni sera,

potrebbe una volta ben restarsene in casa.

Nessuno la cerca.

Anche Gella vorrebbe restarsene, sola, nei prati,

ma raggiungere i più solitari, e magari nei boschi.

E aspettare la sera e sporcarsi nell’erba

e magari nel fango e mai più ritornare in città.

Non far nulla, perché non c’è nulla che serva a nessuno.

Come fanno le capre strappare soltanto le foglie più verdi e impregnarsi i capelli, sudati e bruciati,

di rugiada notturna. Indurirsi le carni

e annerirle e strapparsi le vesti, così che in città

non la vogliano più. Gella è stufa di andare e venire

e sorride al pensiero di entrare in città

sfigurata e scomposta. Finché le colline e le vigne

non saranno scomparse, e potrà passeggiare

per i viali, dov’erano i prati, le sere, ridendo,

Gella avrà queste voglie, guardando dal treno.

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