Uhm... Faccio una gara agonistica, arrivo a classificarmi perdente, non so... tra i primi zero? Sarà che sono scemo, ma questa scena la vedo parecchie volte.
Ho 7/8 anni, sono un bambino, ma già il mio carattere comincia a formarsi, forse qualche elemento casuale ha fatto sì che la mia indole e il confronto coi miei coetanei sia la prospettiva della non furbizia, della ingenuità. Di fatto, rispetto alla media di bambini non mi discosto tanto: disegno, leggo libri sui dinosauri, ho una fervida immaginazione, quando non so cosa fare immagino cosa potrei fare: favole. I miei compagni di scuola sono persone più pratiche, più pragmatiche, mi prendono in giro, mi dicono che sono strano, forse perché non imito gli adulti quanto loro, loro già giocano alla famiglia, loro già escludono chi non è sveglio quando gioca a calcio, io parlo con le femmine a lato del campo, al massimo commento.
La mia famiglia ha abitudini diverse e questa è la causa del fatto che quando propongo un gioco quasi nessuno mi segue. Ehi! Perché non fate giocare anche me? Perché devo fare sforzi immani, inventarmi personaggi immaginari, propormi in modi invadenti, tentando di intervistarvi, di stupire le vostre giovani menti? Risulto ridicolo per voi, voglio integrarmi, provo a integrarmi: gioco a calcio, ma non conosco il nome di Baggio, non mi fanno guardare Sanremo, Fantozzi, Susanna Messaggio, i cartoni e qualche film ogni tanto, se no gioco, penso, leggo, leggo. Mi iscrivo a basket per 4 anni: anche lì non partecipo, perdo.
Quinta elementare, giochi di fine anno: la mia squadra è adirata perché gioco male a palla avvelenata. Competizione: ogni giorno. A me piace parlare di qualcosa, detesto giocare a calcio, sport di squadra, corsa, videogiochi, non mi coinvolgi. Sento sempre e solo il peso del fatto che vinci. Per ora si tratta di giocare, non ci sono allarmi, non ci sono danni. Accetto la mia indole poco normale, chissà se andrà tutto a posto quando avrò 15-16 anni.