«Tu scriverai la tua vita
anche sulla mano dove è scritta già.
La scriverai con le tue dita
sulla tua pelle, sulla tua realtà.»
Io che giravo il mondo in cartolina
sulle ginocchia di papà,
io ti ascoltavo ancora un po' bambina, ma
già ci credevo per metà.
«Tu scriverai la tua vita.
No, per te nessuno la deciderà.»
E l'aeroplano va via.
Ho un'idea:
ti scrivo «Sto bene», ché a te piacerà.
E che fa
se non è vero se la mia vita
mi ha preso la mano e va dove le va?
«Che tempo fa lassù a Torino?
Qui va tutto avanti, avanti, anche l'età.»
La tua vestaglia forse si consuma,
ma non la tua mentalità.
«Tu scriverai la tua vita
sulle vie del mondo, sulla libertà.»
E l'aeroplano va via
con l'idea
che sono i tuoi sogni gli applausi, papà.
E che fa
se ho una voglia dannata
di cose banali e di piccole felicità?
«Hai visto lì, su quel giornale?
Chiaro che è un montaggio, li denuncerai.»
Ma no, stavolta il bacio è un bacio vero…
Fine del messaggio. Ciao, papà.
«Domani ti scriverò la mia vita
sopra un foglio in bianco e tu lo riempirai.»
E l'aeroplano va via.
Ho un'idea:
un'isola dove non c'è civiltà.
E che fa,
tanto averci insegnato a parlare
per farsi ascoltare non è civiltà.
«Ti scriverò la mia vita
e chissà leggendomi mi ascolterai.»