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Quando la domenica fanno il giro,
cappellino nuovo, nuovo il vestito,
con la madama, la madama in testa,
oh cazzo che festa, oh cazzo che festa.
Tutti appresso alla processione
della Teresina del Teresone,
tutti a guardare le figlie del diavolo,
che cazzo di lavoro, che cazzo di lavoro.
E a questo dondolare di cosce e di tettine,
fanno chiasso anche i più piccoli:
«Mamma, mamma, dammi i soldi,
voglio andare al casino, voglio andare al casino!»
E più si addentrano nella città,
più occhi e voci che gli danno dietro,
gli dicono quello che non possono dire
di giovedì, di sabato e di lunedì.
A Pianderlino, succhiacazzi.
Alla foce, cosce da schiaccianoci.
In Carignano, fighe di terza mano.
E a Ponticello, gli mostran l’uccello.
A Pianderlino, succhiacazzi.
Alla foce, cosce da schiaccianoci.
In Carignano, fighe di terza mano.
E a Ponticello, gli mostran l’uccello.
E il direttore del porto che ci vede l’oro
in quelle chiappe a riposo dal lavoro,
per non far vedere che è contento
che il molo nuovo ha il finanziamento,
si confonde nella confusione
con l’occhio pieno d’indignazione,
e gli grida, gli grida dietro:
«Bagasce siete e ci restate!»
E tu che gli sbraiti appresso,
neanche più il naso hai di nuovo,
brutto stronzo di un portatore di Cristo,
non sei l’unico che se n’è accorto
che in mezzo a quelle creature
che sia guadagnano il pane da nude
c’è, c’è, c’è, c’è,
c’è anche tua moglie.
A Pianderlino, succhiacazzi.
Alla foce, cosce da schiaccianoci.
In Carignano, fighe di terza mano.
E a Ponticello, gli mostran l’uccello.
A Pianderlino, succhiacazzi.
Alla foce, cosce da schiaccianoci.
In Carignano, fighe di terza mano.
E a Ponticello, gli mostran l’uccello.
1. Nella Repubblica di Genova, le prostitute potevano esercitare la loro professione solo in un quartiere della città. Ma la domenica potevano girare per tutta la città, per farsi vedere e farsi ‟pubblicità”. Pare che gli introiti per la città (dalle tasse sulla prostituzione) fossero così alti da coprire interamente le spese di manutenzione del porto.