Stava già per finire la sera che dovresti aver dimenticato,
camminavamo verso casa,
il sole, nascosto tra i terrazzi.
E ti sentivo lontana,
come il fischio di un treno perso,
come il rumore di un fiume che nasce su cime innevate, su una montagna.
E quell'idea illegale mi stava entrando in testa.
Dovrai scusarmi amore mio
se un giorno ho pensato di lasciarti,
di abbandonarti alla tua sorte...
Aspettavo soltanto in silenzio che arrivasse il momento
di buttare tutto per aria, fingendo che fosse un incidente.
Avrei detto parole forti guardando l'infinito.
Le sentivo dentro di me, tese, pronte ad uscire.
Ed ecco frasi solenni ucciderci come un puledro zoppo.
Venivo a trascinare il corpo morto del nostro amore
in un angolo appartato per nasconderlo tra i fiori.
Oh saggi, che predicate per le strade
che l'amore si trasforma con gli anni.
Venite subito a spiegarci se si trasforma così tanto,
se si trasforma tanto, se si trasforma tanto,
se si trasforma tanto!
Già si vedeva all'orizzonte la costa incontaminata di un nuovo mondo,
mi muovevo già più leggero, libero dal peso del tuo amore.
Si sentiva già qualcuno ridere, il calore di qualcun altro.
Un altro corpo, un'altra voce, capace, di farmi più contento.
Mi allontanavo camminando, guardando i passanti negli occhi:
“Conoscete il mio futuro?
Oggi mi sono sparato con pallottole d'argento puntando dritto al cuore!”
Fermandoci per attraversare, mi prendesti per mano.
Restituii un pallone a un bimbo che giocava per strada.
“Non dirlo a tua madre che mi sputerà il prossimo Natale”