Patria delle vedette, dei tamburini
Sardi, calabresini, ciechini e zoppi
Nel tuo salotto buono c'erano troppi
Galantuomini, fabbri, muratorini:
Affogarti era, in fondo, un gioco truccato
Lo sapevo che un giorno tornavi a galla
(Ho sentito il tuo fiato sulla mia spalla
Ogni volta che ho detto "proletariato")
Eravamo già pronti, i tuoi tenentini
Con le tue maestrine di penna rossa
Quando da chissà dove arriva la scossa
E noi giù a quattro zampe come bambini
E la testa sprizzava come una miccia
E la lingua gridava la vita dura
Ma di letteratura in letteratura
Tornavamo al tuo cuore di pappa e ciccia
"Forse per noi ci vuole almeno la fame
Non un brodo così, né carne né pesce
Masticando acqua fresca forse ci riesce
Di rifare il sorriso di quell'infame"
(Mentre parli ai comizi più edificanti
Te lo leggo negli occhi che non sai dire
Né a te stesso né a chi ti sta a sentire
Se noi siamo gli Enrichi o se siamo i Franti)