Conobbi, quanto il ciel li occhi m’aperse,
quanto studio et Amor m’alzaron l’ali,
cose nove et leggiadre, ma mortali,
che ’n un soggetto ogni stella cosperse:
l’altre tante sí strane et sí diverse
forme altere, celesti et immortali,
perché non furo a l’intellecto eguali,
la mia debil vista non sofferse.
Onde quant’io di lei parlai né scrissi,
ch’or per lodi anzi a Dio preghi mi rende,
fu breve stilla d’infiniti abissi:
ché stilo oltra l’ingegno non si stende;
et per aver uom li occhi nel sol fissi,
tanto si vede men quanto piú splende.