Anna non ha mai fatto l’amore,
per questo le amiche la prendono in giro,
la chiamano “la suorina”, “la verginella”.
Ma Anna non se la prende:
“Dite quello che vi pare,
io aspetto il ragazzo giusto,
la prima volta dev’essere speciale...”
Anna non ha paura di restare in casa da sola di notte,
anche se alla tv danno un film dell’orrore,
tanto lo sa che è tutta finzione:
non è sangue vero, è solo pomodoro.
È solo pomodoro.
In camera ha un grande poster di Ligabue
e sogna di vivere a Correggio
“Non sarà Tokyo ma c’è di peggio,
a me piace perché c’è nato lui.
Quanto sei bello Ligabue.
Sei proprio un uomo selvatico!”
Per Anna è quasi un santo,
una specie di Padre Pio emiliano,
ancor più spartano,
che vive, isolato in campagna,
con la sua compagna:
lei la invidia e un po’ la odia.
“Caro Liga, grazie a te,
son cresciuta forte e coraggiosa.
Ho persino fatto a botte con una punk.
Ma c’è ancora una cosa che mi fa paura:
andare in cucina di notte,
andare in cucina di notte,
in cucina di notte.”
“So che sembra incredibile, ma vi giuro che è vero:
di notte nella mia cucina succedono strane cose.
Sulle pareti appaiono due ombre che si toccano,
si stringono, si aggrovigliano, uoooh...
E poi si sentono dei sospiri, prima flebili, poi più forti
sempre più forti, ancora più forti, sempre più forti, più forti...”
Quella che andiamo a raccontarvi adesso
è l’incredibile storia di una ragazza assetata,
pronta a sfidare le sue paure più profonde
per un sorso di Pepsi ghiacciata.
Ascoltate in religioso silenzio
e preparatevi a tremare:
Era il diciassette agosto
e quella non era una notte come le altre,
era una notte da cosce e zanzare,
era il diciassette agosto...
“Ah Mario, come si sta bene nel tuo bar!
Sì, sto aspettano il Liga, dovrebbe arrivare a momenti.
Intanto versami da bere...
Ah, Mario, Mario la tua Pepsi ha qualcosa di speciale...
No, cavolo, stavo solo sognando...
Dio, che arsura, non resisto più.
Stavolta devo farmi forza e andare a bere in cucina...
e se faccio molto in fretta,
forse i fantasmi non si accorgeranno di me...”
Anna si fece coraggio e andò...
“Il Liga non avrebbe paura
e perciò neppure io devo averne.
Ora apro la porta, esco dalla stanza, vado in cucina,
apro il frigo e mi prendo una Pepsi ghiacciata!”
Anna percorse il corridoio a passi veloci
“non c’è d’aver paura, non c’è d’aver paura!”
si ripeteva.
“Eccoci, ci siamo: Liga, aiutami tu...”
Anna stette per un attimo sulla soglia,
poi entrò e si guardò intorno: tutto sembrava tranquillo.
Ma, improvvisamente, un roco sussurro
la fece trasalire: “Vieni Anna, vieni”, “Vieni Anna, vieni”.
Anna restò immobile, paralizzata dal terrore e poi,
improvvisa, l’illuminazione: “Ma questa voce è del Liga!”
Sei o sette braccia la cinsero con dolcissimo vigore.
“Sei proprio tu Liga? Ma quante braccia hai?”
“Sono io, piccola e ho molte braccia.
Questa è solo una delle tante cose che non sai di me.”
Buzzurro sudato, collana, bracciale,
una moltitudine di braccia.
Liga amatore instancabile,
poeta ribelle, conturbante presenza:
Poltergeist Emiliano-Padano.
Nell’aria roteavano palle di fuoco,
qualcosa di molle usciva dal frigo,
l’anta batteva il ritmo e il Liga cantava:
“Sono in fiamme, baby.
Questo è il rock’n’roll, baby, baby.
Questo è il rock’n’roll.”
Dopo quella notte,
Anna non fu più la stessa:
smise di studiare, di lavorare, di guardare la tv,
di andare al cinema, di fare sport.
Consumò la sua intera esistenza,
sperando vanamente nel ritorno
del pedestre autore di “Metti in circolo il tuo amore”.
“Il Liga mi ha promesso che tornerà e lui non dice bugie...”
Povera, piccola, ingenua Anna,
dolce creatura che, sperando, morì...