Proviamo ad infilarci in delle scene simpatiche,
in porti di domeniche pieni di gabbiani,
in grandi conversazioni dopo pranzo dove i vecchi cantano,
in notti accanto al fuoco abbracciati ad una coperta.
Si tratta di essere i simpatici del quartiere,
quelli che ballano e ballano finché non si ferma la musica
e di irrompere arroganti vestiti di tutto punto
in discoteche con donne e lavori a tempo indeterminato.
E, a volte, ci riusciamo.
E, a volte, ci riusciamo.
E, a volte, una stupidaggine all'improvviso ci indica che ci riusciamo.
E, a volte, un colpo di fortuna ci dimostra all'improvviso che ci riusciamo.
Cerchiamo di stare bene nel magnifico ritratto
di quelli che vanno per il mondo con autocontrollo monolitico
e affrontano la vita guardandola in faccia
e un giorno, contenti, comprano fiori alla mamma.
Cerchiamo di ingannare per essere persone degne,
il padre modello che vogliono le figlie,
quello dalla voce grave e dalla mano forte,
che paga un vermouth e che aggiusta una porta.
E quindi chiudere gli occhi e ascoltare il mondo con calma
- ci sono due uccellini che cinguettano su un albero-
avendo scritto un grande epitaffio
che faccia sorridere tutti quelli che passano.
E, a volte, ci riusciamo.
E, a volte, ci riusciamo.
E, a volte, una stupidaggine all'improvviso ci indica che ci riusciamo.
E, a volte, una cosa rocambolesca ci dimostra all'improvviso che ci riusciamo.
E, a volte, ci riusciamo.
E, a volte, ci riusciamo.
E, a volte, una stupidaggine all'improvviso ci indica che ci riusciamo.
E, a volte, ci appare la Vergine e all'improvviso ci rivela che ci riusciamo.
E, a volte, contro ogni pronostico una stupidaggine rovescia ciò che credevamo fosse logico,
rendendo evidente,
che per un momento,
ci riusciamo.