Su ’l viso de l’amore
La rosa illanguidí,
Senza lasciarmi un fiore
La gioventú fuggí.
Lo stuol de l’ore danza
Lontano omai da me:
Con esse è la speranza,
L’illusïon, la fe’.
Gli affetti alti ed intensi
Cui fu negato il fin,
I desidèri immensi
Irrisi dal destin,
Tutti nel mio pensiero
Tutti sepolti io gli ho;
E al fósco cimitero
Custode fósco io sto.
Ma i nervi ancora ho forti:
Beviam, beviamo ancor:
Beviam, beviamo a i morti;
Con essi sta il mio cuor.
Sotto la terra nera
Giacciono ad aspettar;
La dolce primavera
Forse li fa svegliar.
Senton de i freschi venti
L’alito ed il sospir,
Senton fra l’ossa algenti
La verde erba salir.
Lo senti il dolce aprile,
Il sol lo vedi tu?
O pargolo gentile,
Solo tu sei laggiú?
Dal suo lontano avello
Ti parla, o fanciullin,
Il bianco mio fratello
Dal bel castaneo crin?
Gli avi ne i giorni fóschi
Ti vengono a cullar,
L’uno da i colli tóschi,
L’altro dal tósco mar?
O sola e mesta al petto
La madre mia ti tien?
Riposa, o fanciulletto,
Sopra il fidato sen.
Beviamo. Ahi che nel cielo
Impallidisce il sol,
E mi circonda il gelo,
E si sprofonda il suol.
Come uno stuol di gufi
A vecchio monaster,
Tra gli umidicci tufi
Singhiozzano i pensier.
Per questo buio fondo
Chi è chi è che va?
Esiste ancora il mondo,
La gioia e la beltà?
Ne’ lucidi paesi
Ancora esiste amor?
Io giú tra’ morti scesi
Ed ho sepolto il cuor.