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Benvolgut [Italian translation]
Benvolgut [Italian translation]
turnover time:2024-10-06 05:23:55
Benvolgut [Italian translation]

Caro mio,

Permettimi di supporre che malgrado non abbiamo gradito di una presentazione ufficiale,

più o meno così come me, sei al corrente della mia esistenza, delle cose che faccio.

Caro mio, lo ammetto (cosa posso farci? Sono codardo),

non che tu sia ogni sera il mio tema preferito,

sono vostre le promesse che ormai nessuno esaudirà

e sono vostre anche le notti in cui il telefono non smetteva di suonare.

Ma intanto io ti vedo nei dischi che alla fine non hai portato via con te,

alcuni sono meravigliosi, altri non valgono granchè,

caro mio; in un sorriso che fa quando cammina da sola, ed anche in quella vecchia foto dimenticata in un cassetto: avete accostato una camionetta approfittando della magnifica vista su una città, tu indichi l'abside romanico di una cattedrale e siete giovani e forti! E sentite di avere l'eternità davanti a voi! E, caro mio, nemmeno sospettate che gente come me sta aspettando.

E che simpatici che vi si vede! E quanto dovette far male! Lo immagino -o ci provo- e ti assicuro che capisco che ancora oggi, irrimediabilmente, per un attimo tutto trema quando un amico, in buona fede, pronuncia il vostro nome. Ma spero che ti vada tutto bene e che non ti manchino quei tempi, che addirittura ricordandoli, non sai perché, tu sia contento. Spero che tu stia vedendo cose in giro per il mondo, che ti stiano piacendo tanto, e che stia ringraziando il cielo di avermi fatto rimanere nascosto per tutto questo tempo. Nascosto in piccole bugie, in odiosi dubbi, in ogni intuizione fugace di una possibile vita migliore, nascosto in “siamo troppo giovani per avere tutto chiaro”, o nascosto in “non so cos'è, piccola, ma mi sento soffocare”. Oh, caro mio, che strano se un giorno ti dovessero far male il mio amore, la mia fortuna o le mie mani. Oppure il mio dito che scorre sulla sua colonna vertebrale! Caro mio, che è arrivato e si vuole fermare. Ah, queste dita! Non sono affusolate, di gente come me che stava aspettando il suo turno.

Caro mio, ti lascio, perché so che sei un uomo occupato. Suppongo che sia il momento di congedarmi sperando di non averti disturbato troppo e di non essere sembrato un pazzo. Che la forza ci accompagni, addio e buona fortuna!

P.S. Se per caso un giorno dovessimo incontrarci, mi scuso in anticipo (mi conosco troppo bene), mi comporterò da persona seria, aspetterò rimanendo un passo indietro mentre tu la prenderai in giro (“Vedo che li cerchi alti”) e mentre rivendicherai di essere molto più elegante. Ci saluteremo, ce ne andremo e lei mi dirà che ti ha visto invecchiato e, passo dopo passo, sarai sempre più lontano. Come quel cretino che prima di entrare a Storia le toccava il sedere, spingendola contro gli alberi che c'erano accanto ad un liceo. Ah, poverini, come si sarebbero spaventati se da dietro i cespugli fossimo usciti io e te dicendo “Ehi, i signori qui stanno aspettando! Giovani, fateci spazio che stiamo aspettando”.

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