Cosi di rado l’ho visto
e, sempre, così di sfuggita.
Una vola, o m’è parso,
fu in uno dei più bui
cantoni d’un bar, al porto.
Ma ero io, era lui?
C’era un fumo. Una folla.
A stento, potei scorgere il volto
fisso sulla sua birra svogliata.
Teneva la mano posata
sul tavolo, e piano
piano batteva le dita
sul marmo – quelle sue dita
più lunghe, pareva, e più magre
di tutta la sua vita intera.
Provai a chiamarlo. Alzai
anche un braccio.
………….Ma il chiasso.
La radio così alta.
………….Cercai,
a urtoni d’aprirmi un passo
ma la calca, ma lui
(ed ero io?) lui
già s’era alzato: sparito,
senza che io l’avessi incrociato.
Mi misi, muto, a sedere
al suo posto, e -vuoto-
guardai a lungo il bicchiere
sporco ancora di schiuma:
le bollicine che ad una
ad una (come nella mia mente
le idee) esplodevano
finendo, -vuote- in niente.
Restai lì non so quanto.
Mi scosse la ragazza del banco,
e alzai il capo. Ordinai.
Poi, anch’io mi eclissai.