Andrea, magazziniere, in quel momento avrebbe dovuto lavorare e, invece, era intento ad ascoltare su YouTube “Megh” di Mario Barbaja.
Tutto d’un tratto, entrò dalla finestra
un corvaccio nero, che gli disse:
“Cra cra, torna a lavorare, cra cra, datti da fare,
questi sono gli anni del fare...”.
Andrea trasecolò e, impaurito, balbettò:
“Chi sei? Che, che vuoi?
Mi fai paura, hai gli occhi cattivi!
No, no, io me ne vado, me la squaglio.”
Andrea scappava, correva forte,
cercando di far perdere le sue tracce,
ma il corvaccio gli stava dietro,
senza alcuno sforzo.
Appena l’uomo si fermava per rifiatare,
l’uccellaccio gli ripeteva il suo tetro ritornello:
“Cra cra, torna a lavorare, datti da fare,
questi sono gli anni del fare.
Cra cra, torna a lavorare, datti da fare,
questi sono gli anni del fare.
Cra cra, torna a lavorare!”
Questa storia andò avanti per anni:
Andrea correva forte, cercando di far perdere
le sue tracce, ma non c’era verso.
Appena si fermava per rifiatare,
il corvaccio nero ricominciava a tormentarlo.
Ma un bel giorno Andrea si fece coraggio,
smise di scappare, afferrò una pietra
e gliela tirò: “Pam!”, lo prese in pieno
e il corvaccio morì.
Che gioia fu per Andrea!
Non gli pareva vero
di non dover più ascoltare
quel tetro ritornello, che faceva:
“Cra cra, torna a lavorare, datti da fare,
questi sono gli anni del fare.
Cra cra, torna a lavorare, datti da fare,
questi sono gli anni del fare.
Cra cra, torna a lavorare!”