Il sole muore già,
e di noi questa notte avrà pietà,
dei nostri giochi confusi nell’ipocrisia;
il tempo ruba i contorni a una fotografia.
E il vento spazza via
questa nostra irreversibile follia.
Chissà se il seme di un sentimento rivedrà
la luce del giorno che un’altra vita ci darà.
Resta, amico, accanto a me;
resta e parlami di lei, se ancora c’è.
L’amore muore disciolto in lacrime, ma noi
teniamoci forte e lasciamo il mondo ai vizi suoi.
Io e te: lo stesso pensiero.
Io e te: il tuo, il mio respiro.
Sarà tornare ragazzi e crederci ancora un po’;
sporcheremo i muri con un altro ‛no’.
E vai, se vuoi andare avanti,
perché sei figlio dei tempi;
ma se, frugando nella tua giacca, scoprissi che
dietro il portafoglio un cuore ancora c’è,
amico, cerca me.
E ti ricorderai
del morbillo e le cazzate fra di noi.
La prima esperienza fallimentare: chi era lei?
Amico, era ieri: le vele, le hai spiegate ormai.
E tu, ragazza, pure tu
che arrossivi se la mano andava giù,
ritorna a pensare che sarai madre, ma di chi?
Di lui, che è innocente, che non si dica ‟figlio di…”.
Io e te: lo stesso pensiero.
Che fai, se stai lì da solo?
In due, più azzurro è il tuo volo.
Amico è bello,
amico è tutto,
è l’eternità,
è quello che non passa, mentre tutto va.
Amico. Amico. Amico.
Il più fico, amico, è chi resisterà.
Chi resisterà.
Chi di noi, chi di noi resisterà.