Stanco della vita nella città d’oro
se n’era andato senza dirlo a nessuno.
Lontane ormai le torri che conosceva dall’infanzia,
così come il sogno di un’intera vita.
E viaggiò lungo ampie strade
e stretti porticati,
cercando qualcuno con cui condividere la vita, niente...
Tutti gli sembravano così strani!
Non hanno le corna, e nemmeno la coda.
Non sanno niente della nostra esistenza.
Sbaglio a credere nella città d’oro
che si erge tanto lontano?
Gridò e pianse quando lo misero in una gabbia:
la bestia che parla legge i segni.
Le creature lo spintonavano e pungolavano il suo corpo
e continuavano a mettere in dubbio la sua storia.
Ma presto si stufarono della loro preda:
la bestia che sa parlare
pare un fenomeno da baraccone o una trovata pubblicitaria, oh oh, no no...
Non hanno le corna, e nemmeno la coda.
Non sanno niente della nostra esistenza.
Sbaglio a credere nella città d’oro
che si erge tanto lontano?
Lanciò un grido e sfondò la porta
della gabbia incamminandosi fuori.
Prese una creatura per la collottola, e indicò un punto.
“Là, oltre il limite della vostra povera immaginazione
Si ergono le nobili torri della mia città, dorate e splendenti.
Lascia che ti porti lì e ti faccia vedere una storia viva,
lascia che ti mostri altri come me… Perché mai me ne sono andato?
Non hanno le corna, e nemmeno la coda.
Non sanno niente della nostra esistenza.
Sbaglio a credere nella città d’oro
che si erge tanto lontano?” gridò, e pianse.
Così siamo partiti con la bestia e le sue corna,
e la sua folle descrizione della sua casa
Dopo vari giorni di viaggio, siamo arrivati presso una montagna
dove la bestia si guardò intorno e si mise a gridare.
Noi seguimmo il suo sguardo e pensammo di vedere, forse,
una guglia d’oro...? No, è solo un’illusione ottica…
Ma la bestia se n’era andata, e si sentì una voce:
“Non hanno le corna, e nemmeno la coda.
Non sanno niente della nostra esistenza.
Sbaglio a credere nella città d’oro
Che si erge tanto lontano?”
("Ciao amico, benvenuto a casa!")