Sopravvivenza, la nostra terra? Ma durano a lungo
questi crepuscoli, come d’estate che mai, mai
viene l’ora della lampada accesa, di quelle
falene irragionevoli che vi sbattono contro,
attratte e respinte dal chiarore che è vita
(eppure vita era anche il giorno che muore).
Soltanto ci sia dato, in un tempo incerto
di trapasso, ricordare, ricordare per noi
e per tutti, la pazienza degli anni
che i lampi dell’amore ferirono – e si spensero.
***
Pier Paolo Pasolini
(La religione del mio tempo)
Sopravvivenza: anch’essa. Essa, la vecchia campagna,
ritrovata, quassù, dove, per noi, è più eterna.
Sono gli ultimi giorni, o, è uguale, gli ultimi anni,
dei campi arati con le file dei tronchi sui fossi,
del fango bianco intorno ai gelsi appena potati,
degli argini ancora verdi sulle rogge asciutte. […]
Un nuovo tempo ridurrà a non essere tutto questo:
e perciò possiamo piangerlo: con i suoi bui
anni barbarici, i suoi romantici aprili.
Chi non la conoscerà, questa superstite terra,
come ci potrà capire? Dire chi siamo stati?