Te là di Roma su i fumanti spaldi
Alte sorgendo ne la notte oscura
Plaudian pugnante per l’eterne mura
L’ombre de’ Curzi e Deci, o Garibaldi.
A te de’ petti giovanili e baldi
Sfrenar l’impeto è gioia; a te ventura
Percuoter cento i mille, e la sicura
Morte con amorosi animi saldi
Abbracciar là sopra il nemico estinto.
Or tu primo a spezzar nostre ritorte
Corri, sol del tuo nome armato e cinto.
Vola tra i gaudi del periglio, o forte:
Vegga il mondo che mai non fosti vinto
Né le virtú romane anco son morte.