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Il canto dei malfattori
Il canto dei malfattori
turnover time:2024-08-18 07:53:14
Il canto dei malfattori

Ai gridi ed ai lamenti

di noi plebe tradita

la lega dei potenti

si scosse impaurita.

E prenci e magistrati

gridaron coi signori

che siam degli arrabbiati,

dei rudi malfattori.

Folli non siam, né tristi,

né bruti, né briganti.

Ma siam degli anarchisti,

pe' il bene militanti.

Al giusto, al ver mirando,

strugger cerchiam gli errori,

perciò ci han messo al bando

col dirci malfattori.

Deh, t'affretta a sorgere

o sol dell'avvenire.

Vivere vogliam liberi,

non vogliam più servir.

Noi del lavor siam figli

e col lavor concordi.

Sfuggir vogliam gli artigli

dei vil padroni ingordi.

Che il pane han trafugato

a noi lavoratori

e poscia han proclamato

che siam dei malfattori.

Natura, comun madre,

a niun nega i suoi frutti.

E caste, ingorde e ladre

ruban quel che è di tutti.

Che in comune si viva,

si goda e si lavori,

tal è l'aspettativa

ch'abbaim noi malfattori.

Deh, t'affretta a sorgere

o sol dell'avvenire.

Vivere vogliam liberi,

non vogliam più servir.

Amor ritiene uniti

gli affetti naturali

e non domanda riti,

nè lacci coniugali.

Noi dai profan mercati

distoglier vogliam gli amori.

E sindaci e curati

ci chiaman malfattori.

La Chiesa e lo Stato,

l'ingorda borghesia,

contendono al creato

di libertà la via.

Ma presto i dì verranno

che Papa, re e signori

coi birri lor cadranno

per man dei malfattori.

Allor vedremo sorgere

il sol dell'avvenir,

in pace potrem vivere,

in libertà gioir.

Deh, t'affretta a sorgere

o sol dell'avvenire.

Vivere vogliam liberi,

non vogliam più servir.

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