Mi piacerebbe affidarmi alla religione,
ad un partito, ad un capo, a una professione,
come la maggioranza delle persone,
perché ho passato da un pezzo l’età della ribellione.
Mi piacerebbe che il male avesse confini precisi
come pensano i politici, gli snob, e i cretini;
la lavagna coi buoni e i cattivi,
e che sia il mio rap’n’roll che corrompe i ragazzini.
E non pensare a come stanno veramente le cose,
nuovo ordine mondiale, dentro me confusione.
Il popolo impaurito diventa conservatore,
prende il mostro e gli dà un colore
piuttosto che accettare che chiunque è un potenziale Hitler
che, 9 su 10, un parente è sempre il killer;
la bestia si nasconde dentro me,
dentro tutti,
le uniche certezze sono i dubbi.
Fa male
cercare di scappare
e in questo tempo infame
scava dentro me.
E fa male
quando la luce sale
e vedo l’animale
dentro me.
Mi piacerebbe restare nel gregge che legge
solo gli SMS,
solo le barzellette,
gossip e gazzette.1
Mi piacerebbe avere certezze
i democrazia, lavoro,
di giustizia e di legge.
E non pensare invece a una specie di prigione.
Dovunque vai la gente vuole un mondo migliore:
la pace, l’amore,
sì, ma solo a parole,
solo in una canzone,
poi è la legge del taglione,
è una gabbia mentale.
L’anima rimane
incatenata al corpo e il corpo al desiderio carnale,
alla rabbia, alla fame.
Finisci col misurare
quanto tu stai bene in base a chi sta più male.
Una cella più grande può bastare,
lavorare, mangiare, scopare, un nemico da odiare,
un vicino da spiare,
un altro a cui sparare,
peccati da espiare prima di spirare.
Fa male
cercare di scappare
e in questo tempo infame
scava dentro me.
E fa male
quando la luce sale
e vedo l’animale
dentro me.
Mi piacerebbe una via di fuga intellettuale
dove c’è solo ideologia e tutta la magia scompare;
pensieri dentro scatole ordinate,
preconcetti in buste preconfezionate,
sentirsi contro e comportarsi uguale,
sentirsi cristiani e poi giudicare.
Ed è più facile restare nel branco
con l’alibi di eseguire ordini dall’alto.
Per questo brucio il mio colore, la mia lingua, e il mio vestito.
Se non fosse per questo rumore, non sarei esistito.
Se non fosse per l’assurdo credo di essere diverso,
ma connesso al resto, Terra, Dio, e universo.
Dentro a me: paradiso-inferno,
fottuta lotta di classe nel mio cervello.
Dentro di me la forza della rabbia che non cede.
La miglior cura per i postumi è continuare a bere.
Fa male
cercare di scappare
e in questo tempo infame
scava dentro me.
E fa male
quando la luce sale
e vedo l’animale
dentro me.
1. Riferimento a La Gazzetta dello Sport, come esempio di quotidiano che non parla di cose importanti (politica, lavoro, ...), ma solo di cose divertenti (sport).