Ti scrivo dal paese reale
Vuoi sapere a che punto è la notte?
L’asfalto è rovente, le mosche si annidano
Un selfie totale ci inghiotte
Ti scrivo dal paese reale
Le ruspe radono al suolo
Nessuno è tranquillo, nessuno si fida
Quando i corvi sospendono il volo
Si vive a cervelli conserti
Si patteggia per l’opinione
La bestia si accomoda, i soliti brindano
Nei salotti dell’assoluzione
Ti scrivo dal paese reale
Dalla gola del pregiudizio
La morte si compra, la vita si vende
La morale è regolata dal vizio
Qualcuno ha già preso la mira
Le pupille puntano fisse
Scintillano fatime e sillabe d’odio
Sui giornali dell’apocalisse
Nessuna cometa si annuncia nell’alta definizione
Le chat regalano a Lazzaro una morfinica resurrezione
Nessuna cometa si annuncia, la frontiera diventa l’oblio
Annegano vite e sui passaporti galleggia il cognome di Dio
Ti scrivo dal paese reale
Da un vuoto di patria e famiglia
Tutto è identico a tutto
E non c’è niente che ci assomiglia
Il presente censura il futuro
I bambini non hanno stupore
Va ora in onda l'inferno
Odalische ci ballano
Il diritto diventa favore
Ti scrivo dal paese reale
Da questo belvedere negato
Si accendono giostre, si ruba la privacy
E si colpisce nell’anonimato
L’amore lacera e cuce
Si attarda per luoghi deformi
Deraglia nel buio, non ha domicilio
E digita numeri insonni
Vorrei che il paese reale
Guardasse un momento al passato
Ai giorni leggeri, tra i gigli dei campi
Lì dove mio padre ha volato
Vorrei che il paese reale
Tornasse ad alzare la testa
Svegliarsi domani con un sole nuovo
Che grida da questa finestra