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L’estate sorride sulla città,
un altro giorno incantevole a Sydney,
il sole gocciola come miele
in una cascata dorata.
Ma nella stanza dove Clare sta morendo
nessun sole fa volare le ombre,
nessun bambino accorre al suo grido:
non c’è nessuno qui,
eccetto forse colui che vede
ogni piccolo passero cadere.
Non parlarmi di anime sole che piangono,
stanze cupe e silenzione, e vecchi che muoiono:
non voglio sentire, non voglio sentirlo affatto.
Anziani soli muoiono da soli ogni giorno,
non incolpare me, non l’ho deciso io,
è così e basta, non cercare una ragione per tutto ciò.
L’inverno piange sulla città,
una giornata umida e ventosa a Sydney,
le gocce di pioggia scivolano, grasse e pesanti,
giù per la finestra di Clare.
Le gocce che battono sul tetto di lamiera
disturbano i topi mentre mangiano:
tornano tutti al loro nido strisciando,
lasciando Clare di nuovo da sola.
È passato molto tempo
da quando Clare poteva udire la pioggia.
Non parlarmi del senso della vita,
non cantare le tue canzoni che tagliano come un coltello:
non voglio sentire, non voglio sentirlo affatto.
Gli anziani soli non mi riguardano;
polvere siamo, polvere ritorneremo,
e questo è tutto ciò che c’è, non cercare una ragione per tutto ciò.
Alla fine, è arrivata la primavera a Sydney,
i fiori sbocciano in città,
in tutta la loro gloria multicolore,
si alzano a salutare l’anno.
I ricordi riaffiorano insieme alla vergogna,
i passi cadono sulla veranda,
le voci chiamano dalla finestra:
«C’è nessuno?»
L’anima perduta e sola di Clare Campbell
è molto, molto lontana da qui.
Non parlarmi delle stagioni della vita,
non chiedermi delle risposte, non chiedermi delle ragioni:
non voglio sentire, non voglio sentirlo affatto.
Anziani soli muoiono da soli ogni giorno,
non incolpare me, non l’ho deciso io,
è così e basta, non cercare una ragione per tutto ciò.
Non capisci quello che sto cercando di dire?
Dev’esserci una risposta, dev’esserci un modo
per trovarci un senso,
per cercare di trovare una ragione per tutto ciò.
Non nasciamo solo per poter morire,
dev’esserci una risposta, e dobbiamo cercare
di trovarci un senso,
cercare di trovare una ragione per tutto ciò.
Non capisci quello che sto cercando di dire?
Non parlarmi delle stagioni della vita,
Dev’esserci una risposta, dev’esserci un modo
non chiedermi delle risposte, non chiedermi delle ragioni:
per trovarci un senso,
non voglio sentire,
per cercare di trovare una ragione per tutto ciò.
non voglio sentirlo affatto.
Non nasciamo solo per poter morire,
Dal momento in cui nasciamo, iniziamo a morire,
dev’esserci una risposta, e dobbiamo cercare
un uomo può impazzire se continua a chiedersi perché;
di trovarci un senso,
è così e basta,
cercare di trovare una ragione per tutto ciò.
non cercare una ragione per tutto ciò.
È così e basta, non cercare una ragione per tutto ciò.
Ah, dev’esserci un modo, dev’esserci una ragione per tutto ciò.
1. Commento di Eric Bogle:
«Nel tentativo di recuperare la mia… reputazione, ecco una canzone più seria..
Scrissi questa canzone quando vivevo a Sydney, nei… alla fine degli anni ’70 penso che fosse, o a metà degli anni ’70, e… lessi una storia riguardo a una vecchia signora di nome Clare Campbell che fu trovata morta in una villetta in cui viveva, in un posto chiamato Erskineville, a Sydney, e Clare era il suo vero nome, Clare Campbell, quello era il suo vero nome. E quando trovarono Clare, stimarono che era morta da circa un anno, aveva vissuto in quella villetta per un anno senza che nessuno si curasse troppo di quello che le era successo. E aveva famiglia in città, cioè, i giornali riportarono che aveva un figlio e una figlia residenti a Sydney. Quindi, dev’esserci stato uno scisma in famiglia (cosa che mi è abbastanza familiare) e, qualunque fosse la causa, la povera signora rimase nella villetta per un anno senza che nessuno si prendesse il disturbo di scoprire cosa le era successo. Ed è una storia comune nelle grandi città, succede di continuo.
Quindi, scrissi questa canzone da cantare io e John, già all’epoca, e quello che volevo fare era una canzone a domanda e risposta e questo è fondamentalmente quello che è.»
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