[Intro] Al teatro di Forlimpopoli, ovvero: una delle mirabolanti gesta del famoso brigante Stefano Pelloni, detto "Il Passatore", narrata in un foglietto volante originale del primo Novecento.
E' oscura l'aria, la notte cade
Di Forlimpopoli, su le contrade
La città tutta dorme assopita
Solo in teatro ferve la vita
Dai lor palchetti, cinte di rose
Cento risplendono, fanciulle e spose
Si celebrava, per quant'io so
L'anniversario dello statu quo
L'orchestra intanto, per sinfonia
Suona il preludio della Lucia
Quando una voce rotonda e piena
Tuona lì dentro: "Fuori di scena!"
Zitto, silenzio dietro il scenario
Si ode un fischietto, s'alza il sipario
Ed irti i baffi, torvi gli sguardi
Si offrono al pubblico venti gagliardi
Giberga al fianco, cappel sugl'occhi
Alla cintura pistole e stocchi
E della gente spianate i petti
Le venti canne dei lor moschetti
Marmorizzato al truce aspetto
Il capo orchestra perde l'archetto
E il commissario di polizia
Grida smarrito: "Gesumaria..."
Alla popletica vision fatale
Si leva un fremito universale
E sordo sordo ferve un rumore
"E' il Passatore! E' il Passatore!"
Ed il brigante, la man sull'anca
Saluta il pubblico a destra e a manca
E alzando il mantice del suo polmone
Fa questa breve dichiarazione:
"Sarete tutti morti ammazzati
Se entro un'ora, bene ordinati
Mi portate in bella fila
Almeno scudi, cinquanta mila!"
Un'ora scorsa non era appena
Che a mucchi a mucchi sopra la scena
Al Passatore stavan davanti
Cinquanta mila scudi sonanti
Allor volgendosi agli uditori
Dice inchinandosi a quei signori:
"Del vostro prestito grato vi sono
E com'è il metodo, vi lascio un bono"
Così dicendo, tutto il drappello
Al colto pubblico fa di cappello
"Per fianco destro, passo ordinario
Avanti, marc'!"
Cala il sipario!