Per fortuna (o forse no) ho qualche residuo di opinione: che bella la musica, le sensazioni che riesce a darti quando senti i concerti. Sì, incontri gente e parli con le persone, incontri gente e parli con le persone, incontri gente e parli con le persone, incontri gente e parli con le persone. Paghi il biglietto, conosci i suonatori, incontri gente e parli con le persone. Ma non ti prendi cura di quello che stai sentendo, come potresti? Non sono questi i luoghi adatti al suono, si tratta di aree invase dal fumo, sembra di stare a Milano. Consumazioni obbligatorie: non ho sete. Biglietti antieconomici, personaggi rinunciabili, politicizzati cronici, applausi, urli, esultanze, insulti. Vomiti l’anima, troppi whisky. In questi posti si fa di tutto pur di evitare l’imbarazzo del silenzio. L’ascolto del gruppo che sta suonando adesso è l’ultima delle cose che vai cercando. Cosa vai cercando? “Cioè, troppo bello il concerto, momento unico, il palco, il pubblico, tutti sudati, affumicati, saltiamo, poghiamo, chiediamo l’autografo! Stage diving, Heineken, Coca-Cola, Marshall! Cantiamo balliamo torniamo a casa esausti”. Ecco, lo sapevo! È solo l’ennesimo luogo di socializzazione! Non posso fare niente se non sopportare la gente e riempire i miei live di disgrazie e tempi morti.